Dagli amici dell’OriCuneo riceviamo un bellissimo resoconto della 2 giorni di Revine e del Cansiglio, ve lo proponiamo integralmente:
…giù il cappello di fronte a due gare notevolmente sopra le righe, dove l’orienteering si fa letteratura.
Nello sprint di sabato a Revine Lago ogni concorrente ha intrecciato con il percorso un drammatico duello che meriterebbe, per essere descritto, gli epici versi di Omero. Mentre si corre pare di sentire tutto attorno il rimbombar dell’armi, le lance saettanti e le spade affilate come la nuova rampa che ti si para davanti. Ogni mezzo è stato impiegato per piegare gambe e mente ai concorrenti. La partenza in salita fa subito capire che non è giornata. Poi si piomba in un dedalo di viuzze e cortili e porticati; ma non c’è nessuna Arianna pietosa che offra l’aiuto di un filo per dipanare la matassa che metro dopo metro, in buona compagnia di salite secche come staffilate, svuota energie e certezze. Poi, quando sembra di aver afferrato il senso della gara, eccola incattivirsi in una successione di tratte lunghe con salite dove la pietà è morta. I concorrenti annaspano all’ombra del cimitero cittadino, arrancano, cedono e alla stanchezza si aggiunge la vergogna di camminare: eresia nel concitato mondo delle sprint. La via crucis che culmina nel punto più alto della mappa è il perfetto emblema della giornata. Ma non è ancora finita. La sadica mano del tracciatore riporta nel labirinto sottostante dove la lucidità ridotta al lumicino rende difficili anche tratte banali. Il finale è, ovviamente, ancora in salita. I volti di campioni e comparse sono tutti un ghigno disfatto dalla fatica negli ultimi metri di sprint.
Il giorno dopo si cambia completamente registro al gran galà del Cansiglio. Il bosco perfettamente tirato a lucido è un salone da ballo; pare di essere in mezzo ad un romanzo di Tolstoj. I faggi diritti ed eleganti sono camerieri in livrea o ufficiali di cavalleria in alta uniforme o nobili austeri. Il bosco è talmente bello che toglie il fiato: terreno livellato come un prato inglese, visibilità perfetta, orografia ondulata ma mai cattiva; quasi ci si aspetta di sentire l’orchestra suonare e intrecciare un valzer con gli avversari. Ma non è detto che a un ballo ci si diverta: c’è chi fa tappezzeria, chi rimpiange gli anni passati, chi vede l’amata mutare improvvisamente atteggiamento e preferirti il rivale. Ed ecco che il prato inglese si rivela estremamente avaro di particolari, la visibilità perfetta permette di spaziare su metri e metri di terreno maledettamente uguale, le ondulazioni leggere sembrano irridere chi cerca disperatamente di orientarsi con le pieghe del terreno. A tratti, poi, il bosco si fa beffardo e riempie il versante di una spolverata di pietre, tutte uguali, che nascondono confondono celano. E i versanti così dolci che avevano invitato dapprima a forzare il passo sembrano non finire mai, sfiancando le gambe dei concorrenti come una gragnuola di pugni.
I più forti si muovono leggeri come ballerini; danzano di lanterna in lanterna con sfacciata grazia tra le rive coperte di foglie, civettando con le tratte più aspre con galante brillantezza. Per gli altri è una lotta centimetro dopo centimetro. La bussola oscilla senza posa costretta agli straordinari, le dita corrono nervose sulla mappa tracciando i punti raggiunti, tra le labbra sorge una preghiera di essere davvero nel punto giusto. Sembra di correre su un filo teso sopra l’abisso: basta un piccolissimo errore e si è perduti. A tratti le lanterne concedono un giro di valzer, come dame pietose verso i giovanotti al primo ballo. Ma è solo un attimo. Tutto congiura contro: le gambe sono piegate dal dislivello che sale senza posa, la concentrazione è sempre più difficile, il bosco sempre uguale non molla un attimo il suo beffardo celarsi. Metro dopo metro, dall’élite in lotta per la Coppa Italia all’esordiente che sfida l’amico, in molti si vedono respinti dal bosco che si fa ritroso come una bella dama. Sul bellissimo finale, che induce a un ultimo disperato sforzo, sono in pochi a vantarsi di aver ottenuto l’onore di un ballo con la Foresta del Cansiglio…
Andrea Migliore – OriCuneo